Da bambina ero appassionata di cose misteriose come i balletti magici di Heather Parisi, il bosco inaccessibile che si trovava dietro casa, le torri gemelle e certi libri tra cui “Il mistero di Agnes Cecilia” e “Cappuccetto verde”. Mi piacevano i gatti neri, gli investigatori privati e le pagine sottilissime della Bibbia, ma non c’era niente di più bello e misterioso degli animali disegnati sulle mani. La mia memoria ha conservato un numero infinito di mani che diventano cigni, tigri, leoni, giraffe, mani dipinte con colori vividi e capaci di movimenti ipnotici. Non ho la più pallida idea di quale scrigno racchiudesse tutte queste meraviglie – un libro? Un programma televisivo? Un baule polveroso? Fatto sta che appena vedevo comparire una nuova creatura non mi sembrava mai possibile che si trattasse solo e soltanto di una mano. Essere costretta a ricredermi era pazzesco, un’esperienza mistica.
Gli “animani” sono stati i primi Mudra della mia vita, e credo che la mia passione per lo Yoga delle mani risalga in qualche misura a questa esperienza fondamentale dell’infanzia, proprio come accade con certe posizioni, che vengono facili a chi le ha impresse nella memoria ancestrale del corpo.
Quando pratico un Mudra la mia bambina si risveglia e sa benissimo le regole del gioco: bisogna solo mettere da parte la mente e lasciare che la metamorfosi avvenga. I palmi e le dita si muovono verso una forma, e appena quella forma è completa e sentita, accade la magia – le mani diventano qualsiasi cosa di materiale e immateriale: una stella, un fiore, una conchiglia, la saggezza, la forza vitale, cose contenute nel nome del Mudra e infinite altre che si trovano solo nella nostra coscienza.
La cosa che da bambina ignoravo e che lo Yoga mi ha insegnato è che “diventare qualcosa” non significa principalmente assomigliare all’involucro esteriore di quella cosa; occorre piuttosto carpirne l’essenza, il nucleo più profondo, ciò che la rende “se stessa”. Nella mia visione, questo intimo segreto che rende ogni cosa misteriosamente irripetibile e allo stesso tempo affine a tutte le altre è solo e soltanto il respiro. Tutti i praticanti sanno che i Mudra muovono il respiro verso punti specifici e diversi del nostro corpo; a me piace pensare che in questo modo ci consentano di fare nostro il respiro di tutte le cose, e di respirare tutti i respiri che non ci appartengono.
Chi non ne ha esperienza diretta potrebbe pensare che si tratti di una cosa incredibile, o addirittura di una forma di magia simpatica. Chi conosce i Mudra sa che la questione è molto più semplice: è che non ci vuole Niente per diventare Tutto.

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